Saluti da Delhi

Ogni tanto spunta su questo blog un post della serie “Saluti da”: si tratta di riflessioni post-viaggio in giro per il mondo. Stavolta è il turno di Delhi, capitale dell’India da 16 milioni di abitanti. Una megalopoli che è la somma storica di diverse città, stratificate e miscelate a livello culturale ma anche fisico.

Un insieme eterogeneo e affascinante, decisamente interessante anche dal punto di vista turistico: come in altre aree dell’India viene fuori il carattere decisamente arabo delle attrazioni più belle. Moschee, minaretti e palazzi che meritano una visita per gli appassionati di arte, storia, archeologia.

Quello che noi europei definiremmo “centro storico” è un crocevia pazzesco di persone, attività e business: Chandni Chowk e Chawri Bazar sono il sogno di ogni economista. Una specie di mercato perfetto organizzato in cluster uniformi di attività, dove i prezzi sono del tutto discrezionali e variabili.

Ma New Delhi è anche una città molto moderna: da Connaught Place in poi si alternano gli uffici delle principali multinazionali, uffici pubblici e hotel di lusso. Il tutto, come spesso accade in India, alternato con veri e propri slum che spuntano del tutto inaspettati, con un effetto a dir poco straniante.

D’altra parte poveri e mendicanti non mancano: nello smisurato territorio di Delhi si trovano bellissimi spazi verdi e poi anche strazianti baraccopoli ove non è raro vedere bruciare la spazzatura. Cosa peraltro vista ovunque in India: ma nel capoluogo tutto è moltiplicato e amplificato.

Delhi merita sicuramente una visita turistica: gli Occidentali nostalgici avranno la possibilità di trovare prodotti e servizi del loro mondo, ma è solo provando a tuffarsi un po’ nel deliziosamente folle spirito indiano che la si capirà davvero. O almeno ci si potrà trovare, per interesse personale o di business.

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