LGBTQIA

L'articolo 'Generation LGBTQIA' del 9 gennaio 2013

The New York Times ha pubblicato un bell’articolo a proposito dell’evoluzione di uno dei più noti acronimi nell’ambito della definizione di identità di genere: dall’ormai classico LGBT (usato da una ventina di anni) si sta evolvendo verso un più ampio LGBTQIA, in modo da includere più preferenze e profili.

Con tutta evidenza, spiega l’articolo, non è un problema di sigle: si tratta di una maggiore attenzione che le organizzazioni statunitensi, università in primis, stanno dedicando a chi ha già definito un’identità diversa da quelle più frequenti o sta riflettendo sulla strada da intraprendere nella propria vita privata.

Sarebbe bello che anche in Europa ci fosse altrettanta sensibilità e rispetto; sicuramente nei Paesi del nord c’è maggiore spazio, ma in Italia assistiamo a un vero e proprio muro. Mentre in Francia, pur con qualche polemica, si avanza verso il riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuali, da noi è tutto tabù.

Le amministrazioni pubbliche dovrebbero avviare campagne di comunicazione decisamente più “aggressive” nei confronti delle intolleranze fin troppo diffuse. Poi rimane a carico di chi è più sensibile cercare di adottare comportamenti che trasformino quelle campagne in gesti civili e censurino quelli incivili altrui.

Quanti sono gli enti pubblici?

Amministrazioni Centrali

  • Presidenza del Consiglio dei Ministri
  • Ministeri
  • Organi costituzionali e di rilievo costituzionale
  • Agenzia del demanio
  • Agenzia del territorio
  • Agenzia delle dogane
  • Agenzia delle entrate
  • Agenzia italiana del farmaco – AIFA
  • Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – AGE.NA.S
  • Agenzia nazionale per la sicurezza del volo – ANSV
  • Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie
  • Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione
  • Agenzia per la rappresentanza negoziale delle P.A. – ARAN
  • Agenzia per le erogazioni in agricoltura – AGEA
  • Cassa conguaglio per il settore elettrico
  • Cassa conguaglio trasporti di gas petroli liquefatti
  • Comitato nazionale permanente per il microcredito
  • DigitPA
  • Agenzia nazionale del turismo
  • Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata
  • Amministrazione degli archivi notarili
  • Anas S.p.a
  • Centro per la formazione permanente e l’aggiornamento del personale del servizio sanitario – CEFPAS
  • Ente nazionale per l’aviazione civile – ENAC
  • Ente nazionale risi
  • Fondo innovazione tecnologica
  • Formez PA – Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle PA
  • Gruppo Equitalia
  • Istituto nazionale per il commercio estero – ICE
  • Italia Lavoro S.p.a
  • Patrimonio dello Stato S.p.a.
  • Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca – ANVUR
  • Agenzia per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale
  • Autorità garante della concorrenza e del mercato
  • Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture
  • Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni
  • Autorità per l’energia elettrica e il gas
  • Commissione di garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali
  • Commissione indipendente valutazione, trasparenza PA – CIVIT
  • Garante per la protezione dei dati personali
  • Associazione nazionale autorità e enti di ambito – ANEA
  • Associazione nazionale comuni italiani – ANCI
  • Associazione nazionale consorzi universitari – ANCUN
  • Conferenza dei rettori delle università italiane – CRUI
  • Federazione dei Consorzi di Bacino Imbrifero Montano – FederBIM
  • Fondazione Istituto per la finanza e l’economia locale – IFEL
  • Unione delle province d’Italia – UPI
  • Unione italiana delle camere di commercio industria artigianato e agricoltura – UNIONCAMERE
  • Unione nazionale comuni comunità enti montani – UNCEM
  • Accademia della Crusca
  • Accademia internazionale di scienze ambientali
  • Accademia nazionale dei Lincei
  • Agenzia nazionale per i giovani
  • Agenzia per la promozione e l’educazione alla salute, la documentazione, l’informatica e la promozione culturale in ambito socio sanitario
  • Agenzia per lo sviluppo del settore ippico – ASSI
  • Agenzia per lo svolgimento dei XX giochi olimpici invernali Torino 2006
  • ARCUS S.p.a. Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo
  • Associazione italiana della Croce Rossa – Comitato centrale CRI
  • Comitato italiano paraolimpico
  • Comitato olimpico nazionale italiano
  • Coni Servizi S.p.a.
  • Federazione italiana giuoco squash – FIGS
  • Federazione medici sportivi italiani – FMSI
  • Fondazione biblioteca europea di informazione e cultura – BEIC
  • Fondazione centro internazionale radio medico – CIRM
  • Fondazione centro sperimentale di cinematografia
  • Fondazione Festival dei due mondi di Spoleto
  • Fondazione Istituto nazionale del dramma antico
  • Fondazione La Biennale di Venezia
  • Fondazione La Quadriennale d’arte di Roma
  • Fondazione La Triennale di Milano
  • Fondo edifici di culto
  • Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente
  • Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà
  • Lega italiana per la lotta contro i tumori
  • Museo storico della liberazione
  • Scuola Archeologica italiana in Atene
  • Segretariato europeo per le pubblicazioni scientifiche
  • Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica
  • Agenzia spaziale italiana – ASI
  • Consiglio nazionale delle ricerche – CNR
  • Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura – CRA
  • Consorzio per l’area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste
  • Ente per le nuove tecnologie l’energia e l’ambiente – ENEA
  • Fondazione Bruno Kessler
  • Fondazione Centro Ricerche Marine di Cesenatico
  • Fondazione Edmund Mach
  • Fondazione istituto italiano di tecnologia
  • Istituto agronomico per l’oltremare
  • Istituto italiano di studi germanici
  • Istituto nazionale di alta matematica “Francesco Severi” – INDAM
  • Istituto nazionale di astrofisica – INAF
  • Istituto nazionale di economia agraria – INEA
  • Istituto nazionale di fisica nucleare – INFN
  • Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – INGV
  • Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale – OGS
  • Istituto nazionale di ricerca metrologica – INRIM
  • Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione
  • Istituto nazionale di statistica – ISTAT
  • Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell’istruzione – INVALSI
  • Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori – ISFOL
  • Istituto superiore di sanità – ISS
  • Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – ISPRA
  • Museo storico della fisica e centro studi e ricerche Enrico Fermi
  • Stazione Zoologica Anton Dhorn
  • Istituti zooprofilattici sperimentali
  • Stazioni sperimentali per l’industria

Amministrazioni locali

  • Regioni e province autonome
  • Province
  • Comuni
  • Comunità montane
  • Unioni di comuni
  • Agenzie, Enti e Consorzi per il diritto allo studio universitario
  • Agenzie ed Enti per il turismo
  • Agenzie ed Enti regionali del lavoro
  • Agenzie ed Enti regionali per la ricerca e per l’ambiente
  • Agenzie regionali per la rappresentanza negoziale
  • Agenzie regionali per le erogazioni in agricoltura
  • Agenzie regionali sanitarie
  • Autorità di Ambito Territoriale Ottimale
  • Autorità portuali
  • Aziende ospedaliere
  • Aziende ospedaliere universitarie
  • Policlinici e Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici
  • Aziende sanitarie locali
  • Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura
  • Consorzi di Bacino Imbrifero Montano – BIM
  • Consorzi di polizia municipale costituiti tra Enti locali
  • Consorzi di vigilanza boschiva costituiti tra Enti locali
  • Consorzi e Enti gestori di Parchi e Aree Naturali Protette
  • Consorzi intercomunali dei servizi socio assistenziali
  • Consorzi interuniversitari di ricerca
  • Consorzi universitari costituiti tra Amministrazioni pubbliche
  • Enti regionali di sviluppo agricolo
  • Fondazioni lirico – sinfoniche
  • Parchi nazionali
  • Teatri stabili ad iniziativa pubblica
  • Università e istituti di istruzione universitaria pubblici
  • Unioni delle Camere di Commercio regionali
  • Accademia europea per la ricerca applicata ed il perfezionamento professionale di Bolzano
  • Agenzia interregionale per il fiume Po – AIPO
  • Agenzia per i servizi nel settore agro alimentare delle Marche
  • Agenzia per la mobilità metropolitana di Torino
  • Agenzia per la ricerca in agricoltura della regione Sardegna – AGRIS
  • Agenzia provinciale per la mobilità / LMA Landesmoblitätagentur
  • Agenzia regionale per i parchi – ARP
  • Agenzia regionale per la difesa del suolo del Lazio – ARDIS
  • Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione della Puglia – ARTI
  • Agenzia regionale rifiuti e acque della Sicilia – ARRA
  • Agenzia Umbria Ricerche
  • Associazione Arena Sferisterio-Teatro di tradizione
  • Associazione teatrale pistoiese
  • Authority – Società di trasformazione urbana S.p.a
  • Azienda bergamasca formazione
  • Azienda forestale della regione Calabria
  • Azienda promozione economica Toscana – APET
  • Azienda provinciale foreste e demanio – Landesbetrieb für Först-und Domänenverwaltung
  • Azienda servizi sociali Bolzano
  • Azienda speciale protezione civile e servizio antincendio – Sonderbetrieb für die Feuerwehr – und Zivilschutzdienste
  • Azienda speciale villa Manin
  • Azienda strade Lazio S.p.a – ASTRAL
  • Biblioteca Tessmann – Landsbibliothek Dr. Friedrich Tessmann
  • Business Location Alto Adige S.p.A./ Business Location Südtirol AG
  • Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna – CRS4 surl
  • Centro mondiale della poesia e della cultura G. Leopardi
  • Centro sperimentazione agrario e forestale Laimburg – Land und Forstwirtschaftliches Versuchszentrum Laimburg
  • Co.Ge.Ca consorzio per la gestione di un canile di Asti
  • Consorzio Alta Gallura di Olbia Tempio
  • Consorzio brianteo per l’istruzione media superiore e l’educazione di Lecco
  • Consorzio casalese rifiuti
  • Consorzio Comuni per il lavoro di Valdina
  • Consorzio Crescere Insieme di Vibo Valentia
  • Consorzio cultura e legalità di Sassari
  • Consorzio dei comuni della sponda bresciana del lago di Garda
  • Consorzio del comprensorio opitergino
  • Consorzio del Lario e dei laghi minori
  • Consorzio di bacino alessandrino per la raccolta e il trasporto dei rifiuti solidi urbani
  • Consorzio di bacino dei rifiuti dell’astigiano
  • Consorzio di bonifica 10 Siracusa
  • Consorzio di bonifica 2 Palermo
  • Consorzio di bonifica 7 Caltagirone
  • Consorzio di bonifica del Musone, Potenza, Chienti, Asola e Alto Nera
  • Consorzio di bonifica della Piana Reatina
  • Consorzio di bonifica integrale dei fiumi Foglia, Metauro e Cesano
  • Consorzio di gestione del parco regionale fluviale del trebbia
  • Consorzio di ricerca del Gran Sasso
  • Consorzio di ricerca filiero carni di Messina
  • Consorzio di ripopolamento ittico Golfo di Patti
  • Consorzio di solidarietà di Nuoro
  • Consorzio Due Giare
  • Consorzio gestione associata dei laghi Ceresio, Piano e Ghirba
  • Consorzio gestione associata dei laghi Maggiore, Comabbio, Monate e Varese
  • Consorzio intercomunale del Montefeltro di Pesaro e Urbino
  • Consorzio intercomunale Mappano
  • Consorzio intercomunale Vallesina – Misa di Ancona
  • Consorzio Istituto per la cooperazione allo sviluppo di Alessandria
  • Consorzio Istituto per la storia della Resistenza della provincia di Alessandria
  • Consorzio Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Asti
  • Consorzio lago di Bracciano
  • Consorzio Li Stazzi di Olbia-Tempio
  • Consorzio per il sistema bibliotecario Castelli Romani
  • Consorzio per il sistema informativo regionale SIR Umbria
  • Consorzio per l’area di sviluppo industriale del Calatino di Caltagirone
  • Consorzio per l’area di sviluppo industriale di Agrigento
  • Consorzio per l’area di sviluppo industriale di Caltanissetta
  • Consorzio per l’area di sviluppo industriale di Catania
  • Consorzio per l’area di sviluppo industriale di Enna
  • Consorzio per l’area di sviluppo industriale di Gela
  • Consorzio per l’area di sviluppo industriale di Messina
  • Consorzio per l’area di sviluppo industriale di Palermo
  • Consorzio per l’area di sviluppo industriale di Ragusa
  • Consorzio per l’area di sviluppo industriale di Siracusa
  • Consorzio per l’area di sviluppo industriale di Trapani
  • Consorzio per la gestione associata dei laghi d’Iseo, Endine e Moro
  • Consorzio per la gestione della biblioteca astense
  • Consorzio per la pubblica lettura S. Satta di Nuoro
  • Consorzio per la valorizzazione turistica Dolce Nordest
  • Consorzio per lo sviluppo del Polesine – CONSVIPO di Rovigo
  • Consorzio progetto locale percorsi di ambiente nella terra di mezzo di Nuoro
  • Consorzio Sardegna ricerche per l’assistenza alle piccole e medie imprese
  • Consorzio servizi rifiuti del Novese, Tortonese, Acquese e Ovadese
  • Consorzio smaltimento rifiuti area biellese – COSRAB
  • Consorzio Sviluppo Civile Bono di Sassari
  • Consorzio sviluppo e legalità dell’Ogliastra
  • Consorzio Tirreno Eco Sviluppo 2000 – Spadafora
  • Consorzio valorizzazione rifiuti 14
  • Consorzio Vicenza E’
  • Consorzio villa reale e parco di Monza
  • Consorzio Villa Serra
  • Ente autonomo regionale Teatro di Messina
  • Ente foreste della Sardegna
  • Ente irriguo umbro – toscano
  • Ente Olivieri – Museo archeologico oliveriano
  • Ente regionale teatrale del Friuli Venezia Giulia – ERT
  • Ente siciliano per la promozione industriale
  • Ente tutela pesca della regione Friuli Venezia Giulia
  • Ente zona industriale Trieste – EZIT
  • Fondazione Accademia della Montagna del Trentino
  • Fondazione centro internazionale di studi di architettura A. Palladio
  • Fondazione centro studi Leon Battista Alberti
  • Fondazione Gioacchino Rossini
  • Fondazione i Pomeriggi Musicali
  • Fondazione i Teatri di Reggio Emilia
  • Fondazione museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo
  • Fondazione museo storico del Trentino
  • Fondazione musicale Santa Cecilia di Venezia
  • Fondazione Rossini Opera festival
  • Fondazione studi universitari di Vicenza – FSU Vicenza
  • Fondazione Teatro Marenco
  • Fondazione trentina Alcide De Gasperi
  • Istituto culturale cimbro kulturinstitut lusern
  • Istituto culturale ladino
  • Istituto culturale mocheno – bersntoler kulturinstitut
  • Istituto di cultura ladino Micurà De Rü – Istitut ladin Micurà De Rü
  • Istituto di ricerche economico – sociali – IRES
  • Istituto F. S. Nitti – Agenzia regionale per lo sviluppo delle risorse amministrative ed organizzative
  • Istituto incremento ippico per la Sicilia
  • Istituto musicale in lingua tedesca e ladina – Institut für Musikerziehung in deutscher
  • Istituto per la promozione dei lavoratori IPL – Arbeitsförderungsinstitut – AFI
  • Istituto per l’educazione musicale in lingua italiana A. Vivaldi Bolzano
  • Istituto pugliese di ricerche economiche e sociali – IPRES
  • Istituto regionale della vite e del vino
  • Istituto regionale di ricerca della Lombardia – IRER
  • Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano dalmata – IRCI
  • Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana – IRPET Istituto regionale ville tuscolane
  • Istituto regionale ville venete
  • Istituto superiore regionale etnografico
  • Italia Lavoro – Sicilia S.p.A.
  • Laore Sardegna
  • Musei provinciali altoatesini
  • Museo Castello del Buonconsiglio, monumenti e collezioni provinciali
  • Museo d’arte moderna e contemporanea – Trento
  • Museo degli usi e costumi della gente trentina
  • Museo Tridentino di scienze naturali
  • Organizzazione Export Alto Adige-Südtirol EOS
  • Osservatorio Permanente per l’Economia, il Lavoro e per la Valutazione della Domanda Sociale – OPES
  • Patrimonio del Trentino S.p.a
  • Piceno Sviluppo S.c.r.l.
  • Porto Conte ricerche S.r.l
  • Quadrilatero Marche – Umbria S.p.a.
  • Radiotelevisione azienda speciale provincia di Bolzano – RAS
  • Resais S.p.a.
  • Riscossione Sicilia S.p.a
  • S.C.R. Piemonte S.p.A. – Società di Committenza della Regione Piemonte
  • Serit Sicilia S.p.a
  • Sicilia Patrimonio Immobiliare S.p.a
  • Società Concessioni Autostradali Lombarde S.p.a.
  • Società di trasformazione urbana di Parma “Area Stazione S.p.a.”
  • Società di trasformazione urbana di Parma “Metro Parma S.p.a.”
  • Società Infrastrutture Lombarde S.p.a.
  • Società Opere Pubbliche di Interesse Regionale S.p.a.
  • Sub-Ato Monte Emilius Piana d’Aosta
  • Sviluppo e patrimonio S.r.l
  • Trentino Riscossione S.p.a
  • Veneto Agricoltura
  • Veneto Strade S.p.a

Enti nazionali di previdenza e assistenza sociale

  • Cassa di previdenza e assistenza per gli ingegneri ed architetti liberi professionisti – INARCASSA
  • Cassa italiana di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti
  • Cassa nazionale del notariato
  • Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti – CNPADC
  • Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei ragionieri e periti commerciali – CNPR
  • Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense
  • Ente di previdenza dei periti industriali e dei periti industriali laureati – EPPI
  • Ente di previdenza e assistenza pluricategoriale – EPAP
  • Ente nazionale di previdenza e assistenza a favore dei biologi – ENPAB
  • Ente nazionale di previdenza e assistenza degli psicologi – ENPAP
  • Ente nazionale di previdenza e assistenza dei farmacisti – ENPAF
  • Ente nazionale di previdenza e assistenza dei veterinari – ENPAV
  • Ente nazionale di previdenza e assistenza della professione infermieristica – ENPAPI
  • Ente nazionale di previdenza e assistenza lavoratori dello spettacolo e dello sport professionistico – ENPALS
  • Ente nazionale di previdenza e assistenza per i consulenti del lavoro – ENPACL
  • Ente nazionale di previdenza per gli addetti e gli impiegati in agricoltura – ENPAIA
  • Ente nazionale previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri – ENPAM
  • Fondazione ENASARCO
  • Fondo Agenti Spedizionieri e Corrieri – FASC
  • Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani G. Amendola – INPGI
  • Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica – INPDAP
  • Istituto nazionale infortuni sul lavoro – INAIL
  • Istituto nazionale previdenza sociale – INPS
  • Opera nazionale per l’assistenza agli orfani dei sanitari italiani – ONAOSI

Questo elenco delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato nazionale è stato pubblicato lo scorso anno sulla Gazzetta Ufficiale. Sebbene una nuova versione redatta quest’anno conterrebbe giusto qualche riga in meno grazie al Decreto “Salva Italia” del Governo Monti, è di fatto il censimento più affidabile per capire in cosa consista la macchina pubblica.

Nel corso del 2012 questo elenco è talvolta spuntato su siti di giornali o di enti come l’ISFOL, peraltro compresi nella lista. Eppure è difficile credere che sia conosciuto a sufficienza da tutti gli italiani, che magari hanno evidenza empirica delle righe generiche (“Ministeri”, “Comuni”, “Aziende ospedaliere” etcetera) ma rimarrebbero sorpresi a capire l’entità complessiva dell’insieme.

Premesso che in alcuni casi sarebbe interessante un’attività di pulizia/razionalizzazione di queste istituzioni di dimensioni e finalità così eterogenee, pur a parità di perimetro sarebbe una bellissima opera di comunicazione pubblica illustrare ai cittadini la natura, gli obiettivi e l’entità di ognuna di queste righe. Questo valorizzerebbe gli enti meritevoli separandoli dai carrozzoni.

Fin quando “lo Stato” verrà visto come un moloch assorbi-risorse, i cittadini saranno scoraggiati nel pagare le tasse e si lasceranno andare al populismo più becero. Una reale operazione-trasparenza sarebbe un buon caso di comunicazione pubblica che va oltre l’auto-promozione, che diventa azione concreta delle istituzioni stesse. Questo Governo è l’unico che potrebbe farlo davvero.

Come comunica il Governo dei tecnici?

Sono ormai due mesi che il Governo Monti è in carica. Per alcuni commentatori sembra essere un periodo sufficiente per poterne giudicare l’operato, per altri questo bimestre rappresenta giusto l’avvio di un percorso che, per la volontà riformatrice del Premier e di chi gli ha affidato il mandato, deve essere sufficientemente lungo per poter incidere sulla realtà italiana in maniera “storica”. Anche se la scadenza della Legislatura è quasi dietro l’angolo e quindi è necessario immaginare qualche colpo di scena significativo nei prossimi mesi.

Questo non è un blog politico e d’altra parte anche a volerlo fare, è difficile esprimere un giudizio politico su un Governo che sin dall’inizio è stato presentato ai cittadini (e alle forze politiche) come “tecnico”. Ciò che risulta più interessante è la capacità dell’attuale compagine di gestire i rapporti con la stampa, nazionale e internazionale. Monti sta spendendo la sua credibilità professionale senza intaccarla, mentre i suoi Ministri riescono a risultare credibili nei loro campi d’azione, comunicando le proprie idee anche quando “difficili”.

In questi primi due mesi non sono mancati momenti interlocutori nella comunicazione del Governo: il Ministro del lavoro in lacrime per alcuni è stato un colpo di genio in termini di comunicazione e per altri una reazione incontrollata ed evitabile; lo stesso Premier qualche volta si è lasciato andare coi comunicati stampa peccando in eccessiva ironia aderendo a una tendenza in atto rispetto alla quale però ci si poteva aspettare discontinuità; al contrario, si potrebbe sperare in più incisività in risposta alle pretestuose accuse di conflitti di interesse.

A parte questi momenti poco convincenti, obiettivamente possiamo dire che il Governo Monti sta riuscendo a comunicare prima di tutto serenità, sia ai cittadini che agli interlocutori istituzionali. Un grande vantaggio dopo mesi di panico a tutti i livelli. La curiosità è su come evolverà il suo stile di comunicazione nel caso in cui, come si spera, le cose da qui alle Elezioni Politiche cambieranno davvero, in meglio: Monti vorrà spendere la sua fama di “duro ma buono” per candidarsi e ottenere il favore dei cittadini o riprenderà i suoi vecchi lavori?

Longitudini parastatali

Trotterellando nelle lounge di Trenitalia nelle ultime settimane era possibile trovare delle copie omaggio di Latitude. Un piccolo evento da cogliere al volo, non tanto per il prezzo di copertina del mensile (12 Euro in versione cartacea, 8,99 Euro su iPad), quanto per la sua fama, tra gli addetti ai lavori, di introvabile rivista fantasma. Longitudine è nato all’inizio di quest’anno sotto l’egida di Franco Frattini, Ministro degli Esteri che al lancio elogiò la «coraggiosa e indipendente iniziativa editoriale che punta ad illustrare la nostre decisioni in politica estera» ma non chiarì affatto i rapporti editoriali ed economici tra la rivista e il suo Ministero.

Nel corso dei mesi Longitude ha alternato begli articoli di approfondimento sulle dinamiche internazionali e obbrobriosi spazi lasciati all’ego dei politici al potere. Il tutto in lingua inglese, accompagnato con una grafica curata, da magazine di vocazione internazionale. Un prodotto editoriale tutto sommato interessante, anche se dalla diffusione piuttosto dubbia: da un lato può aver senso il non trovarlo in nessuna edicola italiana in quanto prodotto teoricamente rivolto all’Estero; dall’altro sorgono seri dubbi su chi possano essere i veri destinatari di un simile prodotto editoriale e quali i canali di distribuzione più adatti e/o in effetti adottati.

Ipotizzando dunque una diffusione prossima allo zero e comunque non sostenuta da acquisti di cittadini e studiosi di politica internazionale, si può ipotizzare che il business model di Longitude, ufficialmente prodotto da una omonima startup di Roma e dal service editoriale Koiné di Milano, sia basato sulla pubblicità: non frequentissima rispetto al totale della foliazione, ma decisamente caratterizzata. In questo numero di novembre 2011, oltre a marchi prestigiosi dell’economia italiana come UniCredit, Ferragamo e Versace, i posti d’onore sono occupati da Ferrovie dello Stato (questo spiegherebbe la presenza…), Enel, Eni e Finmeccanica.

Aziende parastatali, insomma, che in qualche modo potrebbero aver ricevuto “l’input” dal Ministero degli Esteri di contribuire a fondo perduto a questa iniziativa imprenditoriale di Pialuisa Bianco e dei suoi soci. Cosa succederà a queste aziende e soprattutto alla rivista col nuovo Governo? Longitude continuerà le pubblicazioni come se nulla fosse cambiato, con gli editoriali di Giulio Terzi di Sant’Agata al posto di quelli del suo predecessore? Verrà finalmente messo online il sito ufficiale? Si chiarirà una volta per tutte il rapporto tra rivista e Ministero? E soprattutto, Longitude troverà dei canali distributivi e un business model sensati?

Gli uffici stampa dei Ministeri

Tutto il bailamme intorno all'infelice comunicato stampa del Ministero della Pubblica Istruzione che si congratulava con sé stesso per il contributo determinante nella costruzione del tunnel tra il Cern e il Gran Sasso, è solo la punta dell'iceberg di un fenomeno che gli esperti di comunicazione pubblica e di comunicazione politica hanno notato da tempo e che con il Governo in carica ha spesso visto esiti esilaranti.

Negli ultimi anni, un numero spropositato di comunicati stampa ha iniziato a circolare rapidamente anche verso il grande pubblico grazie alla possibilità di pubblicazione istantanea sul Web; pochi quelli tradizionali, molti quelli in qualche modo incentrati sulla figura pubblica del Ministro (o del Presidente di una delle Camere o del Governatore di una regione o whatever) e dei suoi pareri/delle sue azioni.

Questo focus "personale" dello strumento ha fatto sì che i comunicati stampa siano stati agitati come clave rispetto a detrattori e nemici politici; abbiamo assistito a chicche come "Il Ministro non ha cenato" o ancora prima, sempre da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze, a precisazioni imbarazzanti che in qualche modo si ipotizza volessero marcare la distanza tra Tremonti e l'attualità "politica".

Il comunicato stampa, di per sé, sarebbe un mezzo di comunicazione nobile e prezioso, da usare con moderazione e professionalità. Nel mondo privato sempre più è diventato sinonimo di spam, specie quando i comunicati stampa, a dispetto del nome, hanno iniziato a girare anche verso blogger e affini. In quello istituzionale, è evidente come abbiano perso gran parte della propria credibilità/attendibilità.

Quelli più "eccessivi" vengono, infatti, vengono prima buttati come macigni nello stagno, poi ritirati alla meno peggio tramite cancellazione dal sito istituzionale, facendo finta che nulla sia successo. Un atteggiamento infantile, che non dovrebbe certo essere adottato da un Ministro o dal relativo staff di PR/relazioni con la stampa; l'effetto d'altronde è quello di una nuova ridicolizzazione, oltre a quella iniziale.

Non c'è parte politica che tenga, visto che la voglia di protagonismo dei responsabili delle grandi istituzioni pubbliche trascende le etichette politiche. Certo, l'uso poco professionale mostrato dal Governo di centrodestra fa attendere curiosità il possibile (remoto?) arrivo di un Governo di alterna sponda per vedere se i risultati saranno migliori. Qualche dubbio in merito c'è, ma non è chiaro di chi sia la colpa.

La strana comunicazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Una delle immagini della campagna del Ministerto per i Beni e le Attività Culturali

A metà dicembre, la Direzione Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali festeggia i primi 100 giorni di attività con una presentazione alla stampa. Vengono presentate attività interessanti come l’accordo con Google per visualizzare in Street View gli scavi di Pompei oppure il lancio delle attività su Facebook, Twitter e soprattutto Youtube.

Vengono annunciati eventi straordinari di ampio respiro culturale, di cui molti legati al sostegno del recupero del prezioso patrimonio culturale ed artistico abruzzese. Il Ministero pubblica anche un comunicato stampa sul proprio sito, ma il tutto passa sostanzialmente inosservato, finché un mese dopo Roberto Venturini pubblica sul proprio blog, molto seguito dai markettari italiani, un commento alle foto che accompagnano il comunicato stampa.

Si tratta della campagna di comunicazione che, proprio nel suddetto incontro, è stata presentata con fare trionfale dal Ministro Sandro Bondi e che nel frattempo ha iniziato a viaggiare su più canali anche in formato mini-spot, sollevando diverse perplessità in Rete. Roberto la definisce ironicamente “unconventional” analizzandola tecnicamente, altri sono molto più aggressivi e criticano aspramente l’idea creativa e la sua implementazione.

Oltre al Colosseo smontato rappresentato qui sopra, anche il David di Michelangelo ed il Cenacolo di Leonardo Da Vinci vengono maltrattati e accompagnati dallo slogan perentorio “Se non lo visiti, lo portiamo via.” scritto a grandi caratteri. Al di là delle valutazioni politiche rispetto alle competenze del Ministro ed al suo operato, le perplessità dei navigatori sono giustificate: qual è il senso profondo di questa campagna, perché è stata ideata ed approvata così?

Lo Stato che ama/odia Internet (e noi?)

Non si riesce, francamente, ad avere una posizione precisa sul tema della pubblicazione integrale dei dati fiscali degli Italiani che il viceministro Vincenzo Visco ha predisposto negli scorsi giorni. Si inizia una riflessione a mente fredda e si arriva a pensare “Ottima idea, visto che così si sa chi paga veramente le tasse in Italia!”. Poi subentrano sentimenti come paura e invidia e si arriva a domandare “Ma se poi i ladri leggono i redditi dei benestanti e vanno a scassinare le loro villette?” oppure “Perché X dichiara un reddito così basso quando è un noto professionista locale?”.

Non è una coincidenza, tuttavia, che questo stato di incertezza accompagni un po’ tutte le (ormai numerose) iniziative dello Stato che vanno verso un maggior utilizzo della Rete nell’interazione tra uffici della Pubblica Amministrazione e soprattutto cercano di migliorare l’interazione tra cittadini e Stato stesso: tutti gli heavy user di Internet in Italia ricorderanno, ad esempio, l’improbabile obbligo di mandare copia dei siti alla Biblioteca Nazionale di Firenze e le infinite polemiche che ne scaturirono, le nette prese di posizione a favore e soprattutto contro l’iniziativa.

Siamo in uno Stato in cui il Presidente della Repubblica parla di un «mondo aggressivamente multimediale» per motivare i giornalisti della carta stampata a detrimento dell’informazione via Web, ma in cui lo Stato stesso, ormai da tempo orientato sulla strada dell’e-mail certificata, ha nel tempo scoperto i potenziali risparmi che un uso accorto di questi strumenti possono presentare nella perigliosa lotta alla burocrazia e ai suoi costi mostruosi. Noi, però, continuiamo a guardare in maniera preconcetta a qualsiasi decisione statale, senza essere mai convinti davvero della “buona fede” di queste iniziative.

Capita così che nelle stesse ore in cui è stata resa nota una nuova piccola-grande rivoluzione in ambito Giustizia, con un rinvigorito approccio all’uso dell’e-mail certificata tra i Tribunali, la nostra attenzione è andata agli strali di Beppe Grillo contro Visco e la sua idea (teoricamente) anti-evasione. In fin dei conti, il problema non è l’improvvisa impennata della presenza dello Stato sul Web: è l’enorme sfiducia che abbiamo l’uno per l’altro. In un Paese perfetto, non si arriverebbe a parlare di aggressività multimediale e ad esercitarla per accusare lo Stato di essere governato dai mafiosi come ha fatto Grillo.

Alitalia cerca di comunicare, ma tutti vogliono dire la propria

Sarà una festa molto triste, quella di domani, per i dipendenti del Gruppo Alitalia: al di là del loro senso di appartenenza o meno all’azienda e del loro destino individuale nelle pieghe dell’eventuale piano esuberi, l’idea di appartenere alla società più criticata dagli Italiani non deve essere una sensazione piacevole. Lavorare per un soggetto economico in grave crisi non è mai semplice: le notti dei lunghi coltelli si susseguono e gli azionisti, soprattutto quelli più piccoli, vedono i propri risparmi andare a fondo e discreditano ulteriormente la serietà della compagnia che ha emesso i titoli in discesa libera. I media poi fanno la parte del leone: se in questi casi tipicamente amplificano i malumori di tutti gli stakeholders, nel caso di Alitalia raggiungono vette sublimi (si fa per dire) di necrofilia, rimestando continuamente la moribonda. Non che il clima di sfiducia verso la compagnia di bandiera sia una novità: basti scorrere gli archivi di .commEurope per scoprire come già 3 anni fa si parlasse bene persino di Trenitalia e si criticasse aspramente Alitalia.

Chi in questo ponte pasquale vola con Alitalia, vede i volti dei dipendenti tesi e preoccupati, soprattutto quelli del Personale di terra. Chi sfoglia l’edizione di marzo di Ulisse, la rivista di bordo, capisce anche il perché: i media tradizionali non rappresentano correttamente la situazione attuale della compagnia aerea; solo Il Sole 24 Ore cartaceo di oggi sembra iniziare a fotografare i rivoli del presente Alitalia, al di là del fumoso futuro di cui tanto si parla. Le ultime pagine di Ulisse, invece, presentano come sempre la realtà aziendale (con descrizioni di flotta, destinazioni, hub, servizi), ma per la prima volta parlano esplicitamente ed esclusivamente di Roma Fiumicino come aeroporto di riferimento. La rivista parla del nuovo orario e segnala implicitamente come il suo addio a Malpensa sia già consumato nella timetable in vigore tra una settimana, ma anche come le compagnie low cost del Gruppo (VolareWeb e AirEurope) diventeranno le compagnie di riferimento dello scalo varesino, acquisendo in parte le rotte dismesse dall’Alitalia.

Nell’opinione pubblica, tuttavia, regna sovrana la confusione: l’abbandono di Malpensa a molti sembra derivare dalla scelta di Air France – KLM come partner, pare un’azione cattiva e feroce fatta per sgarbo agli antipatici politici lombardi e non una condizione industriale necessaria per iniziare a “pulire” le follie accumulate negli anni dall’Alitalia, di volta in volta costretta a soddisfare gli appetiti dei politici di turno. L’adozione di decine di rotte internazionali su Malpensa è stata una sciocchezza sin dalla creazione di questa cattedrale nel deserto e, per quante critiche si possano fare agli eterni ritardi dei voli da Fiumicino, rappresenta il punto più basso nella storia della compagnia tricolore. Chi si sbraccia nel comunicare all’opinione pubblica lo sdegno per la decisione dell’Alitalia di razionalizzare le spese, fa cattiva informazione: dispiace a tutti noi per i dipendenti SEA in cassa integrazione, ma la trasparenza della comunicazione pubblica non può essere resa opaca da una turbolenta campagna finalizzata a tutelare interessi di parte con soldi pubblici.

Era scontato che la querelle Alitalia diventasse uno dei temi caldi della comunicazione politica per le prossime Elezioni Politiche. Silvio Berlusconi ha assestato un colpo da maestro: annunciando con entusiasmo la voglia di contribuire a una cordata di imprenditori italiani interessati a risollevare le sorti della compagnia grazie a un prestito ponte del Governo, ha comunque vinto una battaglia importante in questa noiosa guerra elettorale. Se la cordata si farà davvero, la sua immagine pubblica sarà inevitabilmente quella di “salvatore della Patria”, con i candidati-imprenditori a fare da discepoli; se il progetto non andrà in porto, potrà addebitare alla parte avversa la svendita un prezioso bene pubblico e un forte danno gli interessi del “suo” Nord. Comunque vada, insomma, un colpo di comunicazione vincente in una campagna che sino ad ora aveva condotto in maniera sorprendentemente low profile. Ora si attendono le mosse degli avversari, sebbene sul piano della comunicazione (come sempre) sembrano decisamente meno scaltri del solito volpone di Arcore.

Il metro-tram-bus di Padova e le aberrazioni della politica locale

Esiste una storia, una di quelle che per i lettori italiani hanno un po’ il sapore agro dei deliziosi articoli di GianAntonio Stella e per i cittadini locali rappresenta un incubo quotidiano e basta, che è nata come involontario caso di studio sulle aberrazioni della comunicazione politica ed è finita per causare l’invalidità permanente di diversi giovani. Si tratta delle vicende del metrotram di Padova, dai cittadini conosciuto semplicemente come tram, nel tempo rinominato dai politici metrobus e dai tecnici SIR1. Qui ovviamente ci si concentra sugli insegnamenti che le disavventure del mezzo pubblico patavino fanno trarre a chi si appresta a lanciarsi nell’agone elettorale e sta preparando il proprio piano di comunicazione politica.

La storia iniziò quasi venti anni fa, all’inizio degli anni Novanta. La variegata giunta comunale del tempo, guidata dal sindaco Giaretta, ebbe un’illuminazione urbanistica: per risolvere l’angosciante montata del traffico d’affari (e non) derivante dall’hinterland ed accentuato dalle decine di migliaia di turisti e studenti quotidianamente attratti dallo spiccato profilo culturale della città, era necessario riformare i sistemi dei mezzi pubblici. Venne varato un Piano Urbano del Traffico che focalizzava gli sforzi intorno ad un sistema di tram ad alta capacità, guardando alle esperienze vincenti delle maggiori città d’Europa che effettivamente, negli anni successivi, hanno seguito strade simili.

Vero e proprio paladino del mezzo era il giovane Flavio Zanonato, proveniente dal centrosinistra e con una crescente esperienza nel settore dei lavori pubblici; con le sue nomine a sindaco nelle successive tornate elettorali, il piano sembrò spiccare il volo verso la metà degli anni Novanta. Vennero rastrellati ampi fondi a livello nazionale e si aprì un ampio dibattito interno alla città: nonostante l’incessante comunicazione pubblica cercasse di spiegare i vantaggi del mezzo unico rispetto all’attuale sistema di autobus comunali, ampie frange dell’opinione pubblica temevano un impatto negativo sul delicato equilibrio architettonico cittadino (basti dire che i principiali viali del centro storico sono costruiti intersecando antichi ponti romani).

Nella successiva competizione elettorale, nel 1999, il metrotram non poteva che diventare il principale oggetto del contendere tra il sindaco uscente e la rampante Giustina Destro, rappresentante dell’area berlusconiana del centrodestra veneto. Fu proprio quest’ultima ad esacerbare lo scontro sull’argomento ed a trasformarlo nel punto a favore della sua elezione: con appena un migliaio di voti di scarto, la vittoria della Destro fu quella del movimento trasversale del partito “No tram” più che del centrodestra. Le arti della comunicazione politica erano state usate più che sapientemente nel mobilitare il malumore diffuso rispetto ad un progetto che da marginale era diventato cruciale nel dibattito pubblico cittadino.

Il vero colpo di scena della vicenda si ebbe pochi mesi dopo: pur di non perdere svariate decine di milioni di Euro stanziati dallo Stato, la Destro tirò fuori dal cassetto un progetto “innovativo”: il metrobus. Si trattava di un’iniziativa dalle impressionanti similitudini con quello tanto vessato precedentemente: l’unica innovazione sembrò essere nel mezzo di trasporto, una sorta di treno leggero su gomma più che il tram tutto sommato tradizionale di Zanonato. La maggiore differenza stava soprattutto nella capacità: il progetto della giunta precedente arrivava a garantire circa 100.000 persone trasportate al giorno, mentre la nuova struttura fu pensata per meno di un quinto. La macchina della comunicazione pubblica ricominciò a pompare entusiasmo sulla nuova iniziativa, tra la perplessità generalizzata della popolazione, in primis dei sostenitori della sindaca.

I lavori partirono grazie ad un appalto abbastanza “guidato”, gestito dall’Azienda Padova Servizi: il Ministero dei Trasporti, tuttavia, sollevò circa una trentina di obiezioni al progetto della Lohr, azienda francese capofila del Consorzio Mantegna. Le osservazioni statali vertevano soprattutto sull’eccessivo grado di innovazione del progetto: il tanto agognato mezzo leggero non aveva precedenti al mondo. I francesi rassicurarono le controparti e la città subì anni di lavori per la posa della via guidata, cioè la rotaia unica che guida il mezzo, oltre che per la costruzione di ponti ed altre strutture necessarie ad accogliere il percorso da nord a sud della città. In questa fase che iniziarono i problemi seri per la popolazione: alcuni cittadini avevano subito incidenti gravi incappando nella rotaia o nei lavori. Presto si formò un Comitato vittime Metrobus di Padova, per gridare al mondo le brutte vicende tempo per tempo correlate con il nuovo mezzo.

Tanta agitazione implicò un nuovo coinvolgimento del metrobus nella successiva tornata elettorale: arriviamo al 2004 e l’Amministrazione Destro, incredibile a dirsi, punta maggior parte della propria campagna elettorale sulla fine dei tanto odiati lavori. Viene lanciata la campagna di comunicazione “Pronti si parte” mentre il contendente, alias il “solito” Zanonato, svolge il ruolo che cinque anni fa aveva svolto la sua contendente: dichiara che ovviamente porterà a termine il progetto, ma viste le ampie riserve sull’iniziativa Destro, ci penserà due volte prima di costruire ampliamenti al sistema. La sindaca fa culminare la sua campagna pubblica-elettorale-politica con un colpo di genio: invita il Presidente del Consiglio in carica, Silvio Berlusconi, all’inaugurazione del mezzo pubblico.

L’immagine di Berlusconi alla guida del metrobus in mezzo ad una città dal traffico impazzito non aiuta la campagna per la rielezione della Destro: il tram non riesce ad effettuare il collaudo sulle strade delle città ed è costretto a tornare alla casa madre di Strasburgo, mentre Zanonato riconquista la sua vecchia poltrona con ampio margine. Il resto è storia di questi mesi: il tram è entrato realmente in funzione nel 2007, quasi tre anni dopo l’inaugurazione “elettorale” del 2004. Gli incidenti segnalati dal Comitato aumentano verginosamente ed il metrotram, in servizio sull’asse principale della Città del Santo, ha il brutto vizio di deragliare nei tempi e nei luoghi meno opportuni. L’Amministrazione non osa togliere di mezzo gli autobus tradizionali, perciò il mezzo unico accresce il caos invece di contribuire a diminuirlo.

I padovani, di centrosinistra o di centrodestra, hanno imparato tante lezioni da questa annosa vicenda di cattiva comunicazione politica mischiata a pessima amministrazione pubblica: la città è profondamente cambiata nell’aspetto e nella cultura dominante, ormai decisamente più variegata di quella monocolore (bianco) di un tempo. Ciò che sfugge a loro e che lascia perplessi anche noi che leggiamo di queste vicende interpretandole come un caso di studio, è il perché tutto ciò sia successo: c’era bisogno di questa girandola di cambiamenti di posizione, campagne elettorali al vetriolo e comunicazioni pubbliche esagitate? Il traffico è rimasto quello di sempre, con i pedoni a litigare con i ciclisti intenti a litigare con gli automobilisti propensi a litigare con gli autobus: c’è un serpentone metallico in più a cercare di farsi strada ed a litigare con tutti gli altri, ma le persone che lo usano sono veramente poche.

TFR, la guerra inconcludente

Dopo mesi e mesi di assordante silenzio, la guerra per il TFR si è scatenata a poche settimane dal termine ufficiale per la scelta, previsto per questo fine settimana. Tutti sono passati alle grandi manovre: Enti pubblici, SGR, Governo, Banche, datori di lavoro, Assicurazioni, Sindacati, Fondi di categoria, hanno espresso la propria posizione. Ognuno ha alzato più o meno la voce per raggiungere l’obiettivo un po’ da tutti auspicato: convincere gli italiani a cambiare la propria percezione del tema dell’assistenza sociale, transitando dal classico modello europeo dello Stato tutto-fare ad un modello misto, in cui Financial institutions specializzate (Assicurazioni in primis), forniscano piani integrativi alle sempre più modeste risorse pubbliche.

Proprio in queste settimane, quasi come un controcanto, lo Stato sociale a noi così familiare viene promosso a sogno da parte di Michael Moore, che nel suo Sicko mette in risalto le pecche del sistema opposto: negli Stati Uniti il take-over sullo stato sociale da parte delle grandi assicurazioni ha portato, secondo il regista, soprattutto danni. Da notare che in Europa nessuno Stato vuole arrivare ad eccessi simili: il forte potere dei Sindacati sembra prevalere rispetto a questo tipo di intermediari finanziari. Anche le politiche che hanno determinato l’obbligo della scelta della destinazione del Tfr va decisamente in questa direzione: vengono sensibilmente premiati i fondi di settore, nati sulla base di accordi tra associazioni imprenditoriali ed appunto organizzazioni sindacali. I dipendenti che li scelgono ottengono addirittura un contributo obbligatorio supplementare da parte delle aziende.

In un contesto simile, ai “poveri” intermediari finanziari resta, oltre alla gestione tecnica dei fondi settoriali di cui sopra, la speranza di riuscire a convogliare le risorse di chi, sfiduciato dall’andamento mediocre dei fondi pensione negli scorsi anni, ha maggiori attese di crescita per la propria “retribuzione differita”. Il totale degli indecisi, d’altronde, è così alto da sembrare l’astensione ai referendum: a maggio, quando era partita la sgrammaticata campagna “Basta che vi decidete”, si era ancora sul 75% di indecisi. Non soprendono, perciò, le varie campagne che improvvisamente hanno invaso affissioni, quotidiani, canali televisivi e siti specializzati: non solo pubblicità pura da parte dei player, ma anche attività promozionali ed istituzionali da parte delle associazioni di categoria e degli enti pubblici.

Il video della campagna ArcaSe lo Stato ha scomodato Ozpetek con una campagna milionaria, i sindacati si sono buttati sul più economico YouTube; se Alleanza Assicurazioni ha avuto la brillante idea del gettone gigante che, come ha notato Valerio Macchia, diventa più piccolo invece di crescere, Arca ha punto tutto sugli omini dei segnali stradali che, in televisione ed in numerosi banner in giro per la Rete, corrono ad aderire ai fondi pensione dell’SGR di matrice popolare. Gradi diversi di creatività, ma che risultano di scarso impatto sui destinatari finali: la maggior parte dei dipendenti lascerà il TFR dove è sempre stato, in barba al silenzio-assenso. E tutta questa agitazione sembrerà ancora più inconcludente: alla fine a guadagnarci saranno stati solo i media che hanno ospitato gli annunci e le agenzie che li hanno prodotti.