Dialer: come far senza

Il bravo Lorenzo Campani pubblica oggi su Punto Informatico l’ultima (?) puntata di una sorta di studio di settore sui dialer: i malefici programmini che rubacchiano soldi ad adolescenti e mariti in calore.

L’analisi mette in luce come ci siano ben pochi attori dietro il promettente mercato: Lorenzo sostiene che sia in fase di consolidamento, ma lo stesso quotidiano ha appena pubblicato un articolo sulle oltre 200.000 denunce presentate negli ultimi mesi.

Il primo articolo era stato pubblicato su Il Diario: era il maggio del 2002 ed il mercato era ancora più selvaggio di oggi. I portali contenevano solo banner di dialer. Oggi il fenomeno è in calo, ma chi utilizza siti popolari come Arianna sa bene che praticamente l’unico tipo di pubblicità che compare è relativa a surreali dialer.

Si è detto tanto delle truffe e perciò c’è poco da aggiungere: interessante è invece questo aspetto legato all’andazzo del mercato pubblicitario. Nel settembre 2002 i dialer spadroneggiavano nelle classifiche specializzate. Oggi, osservando il barometro di LemonAD relativo a gennaio 2004 (meno di un anno e mezzo dopo, quindi) sembrano ridimensionati, ma non spariti.

È davvero uno dei pochi business redditizi? Se guardiamo alla classifica degli inserzionisti, possiamo comprendere come eBay riesca a fare soldi in altro modo. Ma cosa suggerisce la posizione così elevata di Dada? Forse il fatto che non riesca a vendere la pubblicità su Il Corriere della Sera e quindi piazza i propri banner o quelli della controllata Register.it come default. C’è da pensar male, visto la fine che ha fatto fare a Clarence?

Il ritorno di Morpheus e le (solite) nuvole sul P2P

Il logo di MorpheusTorna alla carica Morpheus, prodotto di StreamCast Networks che per qualche tempo era stato il “gemello scemo” di KaZaA, oggi leader incontrastato nel settore dei programmi peer to peer. Lo fa con una versione 4 che, interessante sulla carta (permette infatti un’ampia interoperabilità tra i maggiori network mondiali), è un concentrato di spyware ed adware: i commenti sul Forum di Punto Informatico vanno tutti nella direzione di allertare gli utenti a non scaricare il prodotto. Più complessi i giudizi pubblicati sulle piattaforme che permettono il download: c’è chi si lamenta che il programma gli ha “distrutto” il sistema operativo, costringendolo alla reinstallazione da zero, chi plaude all’innovatività.

Peccato che proprio Morpheus, nel luglio scorso, aveva dichiarato

«Morpheus 3.2 è la risposta alle legittime preoccupazioni dei nostri utenti circa l’invasione della loro privacy. Sebbene noi non giustifichiamo la violazione del copyright, non siamo neppure disposti a passare sopra il bersagliamento dei nostri utenti e l’invasione della loro privacy»,

come è ancora possibile leggere nell’archivio di Punto Informatico.

La stessa rivista elettronica, qualche giorno fa, informava dell’iniziativa del consorzio P2P United, l’“associazione di categoria” di alcuni dei maggiori produttori di software P2P statunitensi, di premere sul Congresso USA per essere scagionati dall’idea di favorire la diffusione di contenuti pedopornografci. Un modo per togliersi dalle scarpe almeno un sassolino, rispetto alle continue lotte legali che accompagnano la crescita del P2P.

Le lotte sono arrivate ad esiti paradossali: KaZaA porterà in giudizio RIAA e MPAA per violazione dei propri copyright… (!) Un altro protagonista di ripetute disavventure legali, il Michael Robertson CEO di Lindows, ha nel frattempo lanciato una versione gratuita del proprio sistema operativo attraverso i vari sistemi P2P. Un modo di superare le controversie legali che l’hanno visto soccombere in molti stati europei…