Vivendi Universal tira a campare

Il logo di Vivendi UniversalPrendete telefonia, stampa e televisione a pagamento europee. Mischiatele con etichette discografiche mondiali, editori e case cinematografiche statunitensi. Cosa otterrete? Un gigante dei media di matrice europea? O una triste compagine che tira avanti a ridurre le perdite?Nel caso di Vivendi Universal, la sensazione è più la seconda. Da un bel po’ di tempo sull’orlo del fallimento, dopo aver giubilato il top management, il conglomerato franco-statunitense ha ridotto di molto le proprie ambizioni. Ha iniziato a vendere alcuni gioielli editoriali europei ed ora cerca di tornare a vedere risultati vagamente positivi: anzi, non troppo negativi. Di queste ore l’annuncio di una riduzione delle perdite per il 2003, anche se notevolmente superiore rispetto alle attese degli analisti.

La sensazione è che manchi una strategia di fondo. I buoni risultati derivano dalle attività telefoniche (Cegetel e soprattutto SFR), ma è triste vedere affondati nel marasma business importanti come Universal Music o Vivendi Universal Entertainment, per non parlare del gruppo Canal+, un tempo all’avanguardia nello scenario televisivo europeo, o Vivendi Universal Games, leader mondiale nella produzione di videogiochi.

L’ultima notizia di peso era stato l’accordo con General Electric per fondere le attività di Vivendi Universal Entertainment e quelle di NBC, noto network televisivo statunitense. Sempre se non consideriamo come rilevante il fatto che Vodafone (che ne controlla il 43,9%) abbia scoperto come Vivendi Universal stesse cercando di nascondere la polvere sotto il tappeto di SFR e voglia perciò continuare le sue manovre per il takeover definitivo…

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