Alla gogna!

La puntuale Adele Chiodi già un annetto fa scriveva un articolo intitolato America stregata dalla gogna elettronica, in cui notava come Punto informatico avesse iniziato a parlare di “gogna elettronica” già dal 1997. Sfogliando gli ultimi articoli sull’argomento apparsi sul quotidiano, si nota una crescita esponenziale: prima si era parlato di Corea e di sacerdoti pedofili a Baltimora, poi del Maine. Oggi il quotidiano elettronico riporta come i gestori del sito del Dipartimento di polizia di San Jose stiano vedendo una netta crescita del traffico grazie alle pagine dedicate ai pedofili.

Ma non sono solo i più beceri crimini di natura sessuale ad ispirare questo uso aggressivo della Rete da parte delle autorità di tutto il Mondo: poche settimane fa lo Stato in miniatura del Rhode Island iniziò a pubblicare sul proprio sito la lista degli evasori fiscali. Decisamente più storico è il caso di Targeting Fraud, il sito che sin dal 2000 raccoglie le segnalazioni dei britannici sui vicini evasori…

Furti di codice e risvolti positivi

Da sempre, quando si parla di virus e cracking, si usa una metafora da biologia umana: l’infezione fa bene perché permette di svelare punti deboli dell’organismo, sito o software che sia. Stavolta, la notizia del furto del codice sorgente di Windows ha colpito non soltanto per le dimensioni, ma anche per la reazione di Microsoft.

Resasi conto che in un prodotto leader di mercato come Internet Explorer basta visualizzare un’immagine Bitmap per creare un Denial of Service, prima ha iniziato a diffondere minacce e diffide, poi si è impegnata a “rivedere il codice” dei suoi prodotti per tranquillizzare la clientela, soprattutto quella business.

Sino ad ora, l’analisi più lucida della situazione sembra essere quella di Raulken, portale sulla sicurezza informatica dalle alterne fortune: viene avanzata anche un’ipotesi non del tutto nuova, ma significativa, quella per cui tutto il tormentone sia stato creato ad hoc. Verrebbe da aggiungere, come hanno proposto alcuni informatici, che alla fine è un modo bizzarro per la multinazionale di passare all’open source

Dirty Kuffar: un rap piacevole (per chi non capisce le parole)

Rispetto alla musica da copertina di Janet Jackson, stavolta assistiamo ad uno stile ben diverso: sta facendo il giro delle agenzie la notizia riportata dai quotidiani inglesi di un video suonato da Sheikh Terra e Soul Salah Crew, gruppo di rapper britannici. Il motivo di tanto clamore è che Dirty Kuffar, cioè “Sporchi infedeli”, inneggia apertamente al sempre irreperibile Osama Bin Laden ed ai suoi progetti terroristici.

Da vedere, sui vari siti che lo diffondono: almeno si può cercare di capire perché i terroristi cerchino di convincere i Musulmani ad odiare tutti gli “infedeli”. Così, forse, si potrà anche intuire perché la risposta degli occidentali è sempre (verbalmente e non, purtroppo) più estremista, in un senso o nell’altro… E le incomprensioni crescono.

Se la “negligenza” uccide i giornalisti

Non ha fatto lo scalpore che meritava la notizia delle agenzie sulle “negligenze” statunitensi nell’uccisione, a cannonate, di due giornalisti a Baghdad.

Anche se .commEurope non si occupa di politica, c’è il massimo interesse a parlare di corretta informazione: perciò fa impressione il report Two murders and a lie, disponibile sul sito di Reporter sans frontières. L’associazione merita sempre attenzione: già qualche tempo fa si sentii qualche mormorio a proposito dell’iniziativa Adotta un giornalista, in favore dei giornalisti misteriosamente “fagocitati” nel mondo. Sarebbe stato bello sentire delle voci, gridate.